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Realizzazione di un impianto di compostaggio integrato ad un insieme di servizi e prodotti utili alla comunità. Proponendosi con un progetto pilota nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti, instaura un modello che non pensa alla grande espansione. Attingendo ad un bacino d'utenza relativamente piccolo, corrispondente al Comune di Priverno (LT) e suo circondario, punta alla progettazione partecipata ed a lavorare al servizio dell'ambiente seguendo principi di bio-regionalità.

 

L'attuale allarmante situazione ambientale impone una sostanziale riduzione dei rifiuti che necessitano dello smaltimento in discarica o negli inceneritori (sono diverse le Province italiane che hanno già superato il 50% di raccolta differenziata). La Comunità Europea indirizza ad una gestione differenziata dei rifiuti e, con precise normative, incoraggia la realizzazione di impianti di compostaggio, in qualità di mezzi sostenibili per lo smaltimento e il riciclaggio della frazione organica di RSU.

 

Questa, non sottratta dal resto dei rifiuti urbani, determina una miscela difficile da differenziare a valle del processo di raccolta. I fenomeni indesiderati prodotti dall'indifferenziato smaltimento dei rifiuti in discarica non sono trascurabili: dispersione incontrollata di biogas, di percolato, di sostanze nocive. Tutto ciò inquina le falde acquifere, indebolisce il territorio; produce ingenti danni alle colture come agli allevamenti, con forti ripercussioni sulla produzione autoctona. Analizzate le cause, sono immaginabili le gravi conseguenze sul profilo socio-economico. Diviene progetto vitale ridare alle terra ciò che gli è stato tolto, senza danni ne inquinanti.


Il Decreto Lgs.36/2003, che recepisce la Direttiva Europea sulle discariche, impone una progressiva diminuzione della quantità di rifiuto biodegradabile conferibile in discarica, fissando che entro il 2011 i rifiuti urbani biodegradabili smaltiti si riducano ad un massimo di 115 kg/anno per abitante. Una soglia che può facilmente abbassarsi in presenza di una funzionale rete di raccolta differenziata.

 

Per i piccoli comuni viene spesso preferita la raccolta porta a porta alla più classica differenziazione in cassonetti, quando per caratteristiche di viabilità o di difficile accessibilità, quando per motivi storico/paesaggistici. A nostro parere questa modalità di raccolta ha ampio margine di sviluppo; attraverso un'informazione approfondita e una sensibilizzazione concreta al tema ambientale, si garantisce una corretta differenziazione dei rifiuti. Ciò si concretizza nell'instaurarsi di un rapporto personale fra il cittadino e un operatore ecologico ben formato nel settore.

 

A livello nazionale, l'imperativo è generare flussi importanti (nell’ordine dei milioni di tonnellate) di sostanza organica pulita, differenziata, che può essere trasformata in terricci (per coltivazioni in vaso) ed ammendanti (per coltivazioni in campo) di qualità. Il sempre più diffuso trend delle colture biologiche accentua l'interesse su ammendanti organici di alta qualità. Attraverso il compostaggio della componente biodegradabile dei rifiuti solidi urbani e degli scarti vegetali e lignocellulosici provenienti dalla manutenzione del verde urbano, si ottiene un "compost" dalle alte qualità nutritive. Attraverso la certificazione di prodotti frutto di una filiera che si attiene alla vigente normativa europea, si crea sviluppo